Giorgio Riolo

Il renzismo spiegato al popolo, e in primo luogo a noi stessi.

Stendhal, come è noto, nutriva un amore sconfinato per l'Italia, per le sue bellezze (anche femminili), per la sua storia. Amava negli italiani la “energia”, come diceva, quel principio vitalistico ch'egli vedeva soprattutto espresso nel Rinascimento e oltre, nelle grandi personalità di quella fase storica, di “cappa e spada”, di colpi di mano, di energia creativa, nelle arti, nella politica, nei palazzi del potere, nelle corti. Fabrizio Del Dongo ne La Certosa di Parma incarnava tutto ciò. In ultimo, la metamorfizzazione di questo complesso era il principio vitalistico del napoleonismo, a cui lo stesso Stendhal soggiaceva, come avveniva ai giovani che volevano fare qualcosa in quel secolo (Pierre Bezuchov in Guerra e pace, per esempio). Nell'Ottocento questo era più che plausibile. Quando la meteora Renzi comparve, i suoi modi, le sue spacconate, mi fecero pensare a una categoria che usavo in privato, vedendo in azione miei contigui, “politici” e non, molto entro la sinistra, moderata e alternativa non fa differenza. “Autoenergizzarsi”, autovitalismo, autoinganno. Autoinganno, nella sfera dell'interiorità (per quanto si possa concedere a costoro di possedere questa sfera) e inganno, nella sfera dell'esteriorità (immensa, strabordante). Millantatori inverecondi, parolai (Marx “la ciarlataneria chiassosa”). La sobrietà e la modestia, il pudore, il rigetto delle sicumere, la riflessione e l'autocoscienza essendo bestemmie, roba da poveracci che non hanno capito niente come gira il mondo. A sinistra questo stato di cose è dominante. Ripeto, in tutta la sinistra, moderata e sedicente alternativa. La cosiddetta “cultura del narcisismo” (Christopher Lasch) è la categoria interpretativa dominante che racchiude tutto ciò. Stendhal, come è noto, nutriva un amore sconfinato per l'Italia, per le sue bellezze(anche femminili), per la sua storia. Amava negli italiani la “energia”, come diceva,quel principio vitalistico ch'egli vedeva soprattutto espresso nel Rinascimento e oltre,nelle grandi personalità di quella fase storica, di “cappa e spada”, di colpi di mano, dienergia creativa, nelle arti, nella politica, nei palazzi del potere, nelle corti.

Fabrizio Del Dongo ne La Certosa di Parma incarnava tutto ciò.

In ultimo, la metamorfizzazione di questo complesso era il principio vitalistico del napoleonismo, a cui lo stesso Stendhal soggiaceva, come avveniva ai giovani che volevano farequalcosa in quel secolo (Pierre Bezuchov in Guerra e pace, per esempio).

Nell'Ottocento questo era più che plausibile.

Quando la meteora Renzi comparve, i suoi modi, le sue spacconate, mi fecero pensare a una categoria che usavo in privato, vedendo in azione miei contigui,“politici” e non, molto entro la sinistra, moderata e alternativa non fa differenza.“Autoenergizzarsi”, autovitalismo, autoinganno. Autoinganno, nella sferadell'interiorità (per quanto si possa concedere a costoro di possedere questa sfera) e inganno, nella sfera dell'esteriorità (immensa, strabordante).

Millantatori inverecondi, parolai (Marx “la ciarlataneria chiassosa”). La sobrietà e la modestia, il pudore, il rigetto delle sicumere, la riflessione e l'autocoscienza essendo bestemmie, roba da poveracci che non hanno capito niente come gira il mondo.

A sinistra questo stato di cose è dominante. Ripeto, in tutta la sinistra, moderata e sedicente alternativa. La cosiddetta “cultura del narcisismo” (Christopher Lasch) è la categoria interpretativadominante che racchiude tutto ciò.

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