Il fattore umano dal nobile generale Giap ai problemi della sinistra italiana
Nella “nota a margine” dedicata al renzismo del febbraio 2014 si davano alcuni caratteri generali del fenomeno. L'impulso monarchico, narcisista e decisionista, del renzismo e la deriva liberaldemocratica del Pd, malgrado le fantomatiche minoranze interne, si sono accentuati a dismisura con l'esito delle elezioni europee del maggio scorso. Il risultato del 40,8% è considerato come vittoria personale del leader del Pd e come l'avallo, a furor di popolo (“ce lo chiedono gli italiani”), per le cosiddette riforme istituzionali, il patto con Berlusconi e le destre, il Jobs Act. E oggi per la nuova legge elettorale, per l'elezione del presidente della repubblica e via elencando.
Ora, è il caso di fare qualche considerazione sulla sinistra rimasta, esistente in questo paese. Per lo spazio che si è aperto attorno a sé e per non ricadere nella coazione a ripetere dei cartelli elettorali, spacciati per processi di aggregazione, se non di unificazione, della eternamente frammentata e litigiosa sinistra italiana.